Dieci prugne ai fascisti di Elvira Mujčić

Dieci prugne ai fascisti_Elvira MujcicQuesto è un libro di pace. Perchè anche se lasci tutto, la casa, la famiglia, il tuo paese. Anche se c’è rabbia, rancore, risentimento. Prima o poi la vita ti chiede conto di tutto. Anche se per anni la morte di Nana (la nonna) viene esorcizzata organizzando il suo funerale con ben sette anni di anticipo, alla fine Nana muore per davvero. E il suo funerale, con annessi imprevisti, è un viaggio in tutti i sensi.
I protagonisti di questo romanzo, Lania, i suoi fratelli Zeligo e Candido, la Madre, hanno deciso di riportarla in Bosnia, in un piccolo villaggio vicino a Srebrenica e questo è il pretesto letterario che Elvira Mujčić usa per raccontare come si fa la pace.
Fare la pace, prima di tutto, con se stessi. Lania è una donna in preda alle sue fobie, ha il terrore delle malattie, delle disgrazie, delle tragedie, per questo sta alla larga da tutto, madre compresa, anche se alla fine non le accade mai niente di terribile. Candido vive in una impasse che non è vita. Che è un tirare a campare, senza dolori, ma anche senza gioie. Zeligo è in perenne ritardo. Sbadato, irrisolto. La Madre (che non ha nome) vive il suo senso di smarrimento, dopo la morte di Nana, in piena solitudine, mettendo da parte la durezza in cui si è sempre barricata anche nei confronti dei figli.
Inseguono tutti una sola risposta a questa domanda: chi siamo veramente? L’identità è l’altra carta che Elvira Mujčić getta sul tavolo. L’incontro con l’uomo, che sosta sotto al lampione in attesa di un domani che forse non si svelerà mai, è l’emblema di un paese, la Jugoslavia, che viene tratteggiata nella sua desolazione. Chi aveva la nazionalità jugoslava, oggi vive in un limbo, deve fare i conti con una geografia imposta ma che non ha niente a che fare con i sentimenti, con le appartenenze e le similitudini. Uno smembramento che ha diviso fisicamente le famiglie stesse. Per questo ci si nutre di rabbia, per questo si è in lite con i propri fratelli, con i vicini di casa, con il paese e prima di tutto con se stessi. Questo è un libro in cui si fa pace anche con la Bosnia. La resa dei conti per Lania e i suoi fratelli è vicina. Varcare il confine dall’Italia, in cui risiedono le loro finte certezze, mette in subbuglio i sentimenti, fa riaffiorare ricordi. Perchè di questo si tratta, di memoria e di ricordi, tutti riposti in una donna che non c’è più. Nana. La guerra è uno spettro che si cela dietro le quinte, fa trasudare il suo odore, lo avverti ovunque, in quegli zii inghiottiti insieme a “seimila vite stroncate in meno di una settimana di un’estate non troppo lontana“, tuttavia non prende il sopravvento. la guerra non è al centro. Ma la sua disfatta si. I fascisti che si erano accampati vicino al bosco e che attendevao ogni giorno la loro razione di cibo dagli abitanti del villaggio, sono un lontano ricordo che Elvira Mujčić lascia ad un nastro che si sta riavvolgendo pian piano. Fino a trasformare un funerale in un ricongiungimento. Tutti intorno ad una vecchia automobile senza ruote. Fuori dalla casa di famiglia, rimasta vuota. Uniti come non accadeva da anni.

Dieci prugne ai fascisti di Elvira Mujčić, Elliot Editore. Recensione a cura di Paola Zoppi.


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