Tre scrittrici dal Messico

Per i libri dell’Avvento vi consiglio tre libri scritti da tre donne di origini messicane che mi piacciono tanto!


Case vuote, Brenda Navarro, Giulio Perrone editore.
Uscito da pochi giorni in libreria, Case Vuote di Brenda Navarro è uno spaccato di maternità che continuamente ci chiede di chiudere gli occhi per non interrogarci oltre. Due donne, protagoniste, che appartengono a due universi distanti ma che imprevedibilmente diventano comuni. Daniel un giorno, semplicemente, scompare ed è lui il perno intorno al quale matura un’infelicità cronica, una rabbia che fagocita istinti primordiali. Le case vuote sono i nostri uteri sfitti, ciò che resta con o senza un figlio, secondo Navarro. Due donne che condividono il dolore di una maternità negata, la soggezione ad una violenza indotta, la sofferenza per la scomparsa di un figlio non voluto. Brenda Navarro raccoglie un preambolo all’alinazione che ci costringe a guardare in faccia anche la scomodità di un pensiero.

Archivio dei bambini perduti, Valeria Luiselli, La Nuova Frontiera.
Scelto dal New York Times come uno dei migliori dieci titoli del 2019, Valeria Luiselli si è aggiudicata anche una posizione nella lista stilata dal Chicago Tribune. Il primo libro scritto in inglese dall’autrice messicana, frutto di un viaggio intrapreso con la famiglia nel 2014 attraverso gli Stati Uniti, come destinazione il confine con il Messico. Di fronte a quel muro che divide speranze e violenze, Valeria Luiselli ha ricostruito un archivio custodito nei propri ricordi, costruiti come scatole, all’interno delle quali colleziona lingue, linguaggi, fotografie e mappe personali con strade senza nome. La speranza è quella di poter documentare la traversata del confine da parte dei bambini, giovani vite delle quali si perdono le tracce, volti anonimi con numeri di telefono cuciti nei vestiti, ai quali restituisce una storia perduta. La traduzione in lingua spagnola riporta il titolo di “Desierto sonoro”, titolo che richiama immediatamente tutto ciò che accade lungo quel deserto, appartenemente immobile, ma nel quale soffocano le grida di chi si affaccia sul confine e che Luiselli ha raccontato con precisione.

Piccoli miracoli, Sandra Cisneros, La Nuova Frontiera.
Ho letto tutti i racconti di Sandra Cisneros, a cominciare dal “Fosso della strillona”, poi “Caramelo” e “La casa di Mango Street”. Chicana, nata a Chicago di origini messicane è una delle voci più energiche, dissacranti e drammatiche della letteratura contemporanea. La capacità di Cisneros di orientarsi in un terreno ostile, con gli occhi di un bambino o adolescente, è stupefacente. Esce da qualche giorno, la raccolta di racconti “Piccoli miracoli”, che raccoglie ancora una volta la fragilità di un microcosmo soffocato dalla presenza degli adulti, dalle umiliazioni, dalla voce inespressa di chi non ha imparato la prepotenza, ma che è destinato a far implodere il proprio mondo per far uscire quella stessa voce. Ci sono delicatezza, odori e suoni che crescono, “storie di donne che lottano per riprendersi la loro vita e che ci regalano personaggi indimenticabili come il primo bacio”, ha scritto il New York Times, Sandra Cisneros riesce a fotografare un forte sentimento di appartenenza, un’identità che non è disposta a sparire.


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